lunedì 9 maggio 2011

Fratelli Beppe Calgaro

Fratelli Calgaro è il nome di Beppe Calgaro, nato a Tua (Vi) nel 1963. Vive e lavora a Milano.

Mostre personali
2010 "Torno Subito", Vicenza
2007 "Slap club", curata da Luca Beatrice, galleria Dieffe Arte
Contemporanea, Torino
2005 "Ugly Candy: Un giorno di ordinaria follia", Image Furini Arte
Contemporanea, Arezzo, Italia


Mostre collettive
2008 "Forme del tempo", Biennale di Alessandria, Video Fotografia
Contemporanea, Alessandria, Italia


2007 "VIII Premio Cairo", Palazzo della Permanente, Milano
2006 "La donna Oggetto, Miti e metamorfosi al Femminile
1900-2005 ", Castello di Vigevano, Vigevano, Italia
"Ars in Fabula", Palazzo Pretorio, Certaldo (Si), Italia
2005 "Seven", Palazzo Pretorio, Certaldo (Si), Italia
2004 " Anteprima XIV Quadriennale, Promotrice delle Belle Arti,
Torino
2003 "Mito Contemporaneo - Fututrismo e Oltre", Lamec
(Laboratorio per l'Arte Contemporanea), Vicenza, Italia

Osservate l’accento con cui un uomo pronuncia la parola verità. Giusto la verità è verità. L’inflessione di sicurezza, il fiato che spreca e come lo dosa quando vaneggia. Alitando in punta di piedi sulla ruvida vetrata della verità. Notate lo stato di riserva che ci mette, l’aria di chi ci crede o di chi ne dubita, e sarete informati sulla natura delle sue opinioni. Sarete immediatamente partecipi della qualità di quel che ormai non ha più nome. Del suo spirito. Eppure, non si trova parola più vuota, nonostante tutti ne facciano un ideale che legittima e suggella. La verità come significato univoco, vista verticale, onnipossente sulla realtà. Gli uomini ne trasformano il nonsenso in un criterio che diventa il fine ultimo del pensiero. È questa la sola superstizione che legittima la scelta più comune. Che la verità raminga, inaccessibile, irraggiungibile e per nulla servizievole sia comunque importante. Perché, a tutti i costi, da qualche parte e per qualche ragione, è necessario credere che la verità, se esiste, accada. Possibile e mai certa.
Alla Fratelli Calgaro (fondata da Beppe Calgaro nel 2003) la vera verità sono gli occhi chiusi. Quel duo oculare che, instancabile, cerca proprio e soltanto in un punto. Laddove non c’è che buio. Quando poi si spalancano le ciglia, quando si decide di guardare davvero, allora la visione deve necessariamente ingannare la logica. Come a dimostrare che questo è il vero, in galleria compaiono una dozzina di scatti, di grandi dimensioni. Dentro ogni cornice, scura e spessa, si aprono, divaricate, finestre a metà. Mezze allucinazioni proiettate su set di moda e mezze parodie inscenate sugli stati di equilibrio.
Chi visita lo Slap Club (il “club dell’affronto”, da mettere forse in relazione con il primigenio Fight club) si tenga pronto a una serie di slice of (fake) life. Ogni immagine è un palco a sé, una quinta sottratta al bilico di sottili, borghesi, composti nonsense. È inutile affaticarsi a cercare la salvezza, quell’indulgenza prevista nella pace della soluzione (Rosso Prealpi). È impensabile cercare di raccapezzarsi nelle volute delle citazioni (si vedano i manierismi alla Guy Bordin in Weddingcrash II). È più semplice lusingarsi del fatto che la rivelazione del vero si trovi comunque fuoricampo (To our cousin Terry II). Al di là dei dettagli indagatori, ben oltre gli indizi seminati sulle scene del crimine dai Fratelli Calgaro.