sabato 30 luglio 2011

Omaggio a MATTIA MORENI dall'ABRUZZO.



arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.

venerdì 29 luglio 2011

Gino Severini 1883 - 1966. MART di Trento e Rovereto.

SAVE THE DATE
Venerdì 16 settembre 2011 ore 12.00
Mart - Sala Conferenze
Corso Bettini, 43 - Rovereto
Conferenza Stampa
di presentazione della mostra
Gino Severini 1883 - 1966

Inaugurazione
Venerdì 16 settembre ore 18.00
Mart - Sala Conferenze
Corso Bettini, 43 - Rovereto

mercoledì 27 luglio 2011

Gabriella Belli in autunno lascia il Mart per assumere la direzione della Fondazione Musei Civici di Venezia.

Gabriella Belli in autunno lascia il Mart
per assumere la direzione della
Fondazione Musei Civici di Venezia

Come annunciato dalla Fondazione Musei Civici di Venezia,
Gabriella Belli accetta l’incarico di Direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia
che comprende 12 musei tra i più importanti della città. L’incarico sarà operativo a partire dal tardo autunno 2011.
Gabriella Belli avrà il compito di individuare e proporre i programmi della Fondazione, e ne curerà gli aspetti culturali, scientifici e artistici.

Gabriella Belli lascia il Museo di arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, dopo un’esperienza di oltre 27 anni.
E’ infatti nel 1981 che avvia il primo nucleo del Museo d’arte e moderna e contemporanea del Trentino.


“Lascio un museo che funziona – dichiara Gabriella Belli, raggiunta a Parigi dove è impegnata a seguire il disallestimento della mostra di Gino Severini, che a settembre aprirà a Rovereto - e sono orgogliosa di aver contribuito a tracciarne la strada.
Il progetto del Mart continua, ed è anzi più vivace che mai. Il museo è ben strutturato, ha raggiunto e in molti casi superato, i traguardi che ci eravamo dati.
In futuro potrà solo crescere, grazie alla creatività e alla passione che sicuramente animeranno la nuova dirigenza.
Sento che a livello personale, si apre per me un’inedita fase professionale.
Venezia è uno tra i più importanti luoghi della museografia italiana e sono onorata di accogliere l’eredità di un grande Direttore come Giandomenico Romanelli.”

Gabriella Belli, nata a Trento nel 1952, aveva assunto la direzione del Mart nel 1989, creato ex novo dalla Provincia Autonoma di Trento dalla fusione di due enti museali preesistenti. L’esperienza maturata in quel ruolo da Gabriella Belli si è rivelata fondamentale nella costruzione della nuova sede del Mart, a Rovereto, progettata dall’architetto ticinese Mario Botta e inaugurata nel dicembre del 2002. Responsabile dell’intero progetto museografico del Mart, Gabriella Belli ha anche curato personalmente oltre 60 mostre d’arte moderna e contemporanea, d’architettura e di design, ma soprattutto alcuni grandi eventi espositivi come, solo per citarne alcuni, “Le Stanze dell’ Arte” (2002), “Montagna. Arte scienza mito” (2003), “La Danza delle Avanguardie” (2005), “Mitomacchina” (2006), “La parola nell’arte” (2007), “Arte Italiana del ‘900. Da Boccioni a Fontana”, (2005, The State Ermitage di San Pietroburgo), “Italia Nova” (2006 Parigi, Grand Palais), “Futurismo. Una rivoluzione radicale” (2008, The Puskin Museum, Mosca) e “Gino Severini (1883 – 1966), futuriste et néoclassique” (2011, Musée de l’Orangerie).

martedì 26 luglio 2011

Mattia Moreni. Ah,che scosse hai dato all'arte..!

MATTIA MORENI
Ah, che scosse hai dato all’arte
Questo è il titolo che Maria Francesca Moreni, figlia dell’artista, ha voluto dare, con espressione fresca e umorosa, a una mostra il cui compito principale sta proprio nel rivendicare il ruolo svolto da Moreni, instancabile nell’infliggere scatti innovativi al percorso dell’arte italiana, ed europea in generale, per tutta la seconda metà del Novecento.

 Una rassegna, quindi, che intende essere sintetica, condotta per sommi capi e capolavori significativi, ma tale da tracciare appieno le tappe di uno svolgimento sempre eversivo, sorprendente, spiazzante, fino al punto da rendere perplessi i critici, non preparati a tanta ginnastica mentale. Quattro in sostanza sono le scosse che Moreni (1920-1999) ha saputo imprimere all’andamento della nostra arte. Tra la fine dei ’40 e i primi ’50 ha proceduto a spazzar via tutti i cascami di un postimpressionismo stanco e di un postcubismo ancora troppo aneddotico, ricorrendo a un’astrazione geometrica essenziale, ma anche enigmatica e sfuggente, in bilico tra l’organico e l’inorganico. Poi su quell’impianto schematico si è abbattuta l’ondata dirompente dell’Informale, di cui Moreni è stato uno dei grandi protagonisti nell’intero ambito occidentale, accanto a Fontana, Morlotti, Burri, Vedova per l’Italia, pronto ad occupare, a Parigi, le stesse pareti riservate a Fautrier, a Dubuffet, ai Cobra, agli Espressionisti astratti statunitensi. Ma è inevitabile che ogni esplosione in seguito subisca una pausa, e così dopo quella fase distruttiva egli ha sentito che da quella gleba primigenia bisognava far rinascere qualcosa, un frutto, un prodotto, ed ecco allora spuntare le angurie, in segreta sintonia con gli oggetti proposti da un capofila della Pop Art come Oldenburg.
Ma già da lui era pronta a partire un’altra scossa, corrispondente allo scandalo inaudito di cui fu capace, centocinquant’anni fa, Gustave Courbet, proponendo Le commencement du monde, ovvero, vista da vicin o, in incalzante primo piano, la vagina da cui nasce la vita animale e umana. Le angurie di Moreni ripetono lo stesso mistero sacrale fendendosi e divenendo l’organo femminile, e così risalendo davvero alle fonti di eros, laddove tanti suoi coetanei nei loro tardi anni si chiudevano nella ripetizione conforme e contegnosa. Ma dagli ’80 in su Moreni fu pronto a darci un’ennesima scossa, avendo scoperto che, nella sua Romagna prediletta, era in corso un’orrida e nello stesso tempo esaltante ibridazione, l’anguria, cioè il frutto naturale, quasi un feto umano, viene avvolto nella plastica per farlo crescere più in fretta. Da quel momento biologia e tecnologia si intrecciano, si contaminano, l’essere umano diviene come l’involucro traslucido di un insetto, lasciando scorgere al suo interno le numerose protesi elettroniche che gli vengono applicate. Stiamo andando verso nuovi destini, non si sa se fasti o nefasti, e dunque il discorso dell’arte si deve fare s chematico, innalzare feticci, idoli, accompagnandoli con riflessioni, appunti, sentenze.

Le icone e le parole sono da riportare a un matrimonio reciproco, come in quegli anni stavano facendo i Graffitisti statunitensi, non per nulla detti anche Writers. Quest’ultima scossa impartitaci da Moreni, in una produzione frenetica ricca di un centinaio di dipinti, merita di diventare materia di pubblica riflessione, un compito cui dovrebbe attendere, se non troppo distratta da eventi marginali, una prossima Biennale di Venezia o qualsiasi altro evento espositivo di vasta portata. ( Renato Barilli)

domenica 17 luglio 2011

Mattia Moreni e il gruppo degli otto.


Il critico d'arte Lionello Venturi, nel 1952 dà l'impulso alla formazione di un gruppo artistico che verrà nominato "Gruppo degli otto", costituito da Birolli, Corpora, Morlotti, Santomaso, Turcato, Vedova, Afro e Moreni : si tratta di artisti con un comune indirizzo astratto, per un'arte slegata sia dalla figurazione vera e propria sia dall'astrazione che ne avevano elaborato le correnti postcubiste, prediligendo il richiamo all'Orfismo ed ad un lirismo di impronta naturalistica con particolare attenzione alle avanguardie francesi, senza dimenticare l'esperienza impressionista, un linguaggio complesso per il quale Venturi conia il termine astrattismo-concreto.
Va detto che a partire dal '45, periodo dell'euforismo postbellico, l'Italia vive un periodo di particolare libertà espressiva e di grande curiosità intellettuale verso la cultura europea, preclusa negli anni precedenti per motivi politici, e, in un clima di particolare fermento, due sono le tendenze predominanti che si affermano nelle arti visive: da una parte il filone astrattista che culminerà nella costituzione del "Gruppo degli otto", dall'altra un filone neoespressionista-neorealista che sfocerà nel Fronte Nuovo delle Arti (il manifesto è del '42).

sabato 16 luglio 2011

giovedì 14 luglio 2011

lunedì 11 luglio 2011

1961-2011. Cinquant’anni di arte in Italia dalle collezioni GNAM e TERRAE MOTUS

Copertina invito
Copertina invito
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Dalla collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Caserta e Benevento e la Soprintendenza alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma nasce un programma espositivo in tre tappe che prenderà il via il prossimo 13 luglio alla Reggia di Caserta e che ruota intorno all’ idea di “contemporaneità nell’arte”.
La prima mostra, Cinquant’anni di arte in Italia dalle collezioni GNAM e TERRAE MOTUS, che sarà inaugurata negli Appartamenti Storici della Reggia di Caserta mercoledì 13 luglio alle ore 12,00, si propone di mostrare 50 anni di sperimentazione che hanno caratterizzato il nostro paese dal 1961 ad oggi attingendo alla collezione Terrae Motus che dal 1992 è esposta nel Complesso vanvitelliano.

Curata da Paola Raffaella David, Maria Vittoria Marini Clarelli e Rita Camerlingo, l’esposizione metterà a confronto una selezione di circa 50 opere italiane provenienti sia dalla collezione voluta da Lucio Amelio, nella quale sono rappresentati artisti come Alighiero Boetti, Enzo Cucchi, Luciano Fabro, Piero Gilardi, Luigi Ontani, Mimmo Paladino, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Mario Schifano, Emilio Vedova, sia dalla raccolta della GNAM, dalla quale provengono lavori di Alberto Burri, Lucio Fontana Jannis Kounellis, Piero Manzoni, Fabio Mauri, Enzo Mari, Fausto Melotti, Sante Monachesi, Paola Levi Montalcini, Sandro Chia, Eliseo Mattiacci, Ettore Spalletti, Pino Pascali, Mimmo Rotella, Gilberto Zorio e tanti altri.
L’esposizione integra le opere delle due collezioni secondo un percorso che tocca cinque temi caratteristici dell’arte italiana dell’ultimo mezzo secolo: l’acromo e il monocromo, la percezione visiva, i nuovi materiali, i miti contemporanei e i nuovi paesaggi. La scelta tematica non esclude la documentazione di alcuni fra i principali movimenti artistici del periodo dall’arte cinetica alla Pop art, dall’Arte povera alla Transavanguardia. Nella straordinaria cornice architettonica del Palazzo Reale casertano sarà esposta anche una delle più celebri installazioni italiane del Novecento: 32 mq di mare circa di Pino Pascali.
L’allestimento è stato curato da Federico Lardera con la collaborazione di Giustino Cacciotti di larderArch studio di Roma.

La collezione Terrae Motus
“C'era dell'energia nell'arte, tanta energia da potersi contrapporre a quella scatenata dalla Terra” è così che, dalla terribile tragedia che sconvolse Napoli e l’Irpinia nel novembre 1980, Lucio Amelio, il gallerista napoletano di notorietà internazionale, fece scaturire l'idea di creare a Napoli un cantiere work in progress sul tema del terremoto. Dal 1980 arrivarono a Napoli artisti da ogni parte del mondo, di fama consolidata e giovani destinati ad emergere in futuro, e videro con i propri occhi la tragedia di Napoli e dell'Irpinia. Ciascuno di loro realizzò un'opera segnata dall'espressione di quei giorni. Quelle importanti testimonianze artistiche sono raccolte oggi nella straordinaria collezione Terrae Motus che, dal 1992, è visitabile in alcune delle sale dell’Appartamento Storico.

La Galleria nazionale d'arte moderna

possiede la più importante collezione nazionale d’arte del XIX e XX secolo. Questa mostra coincide con una fase di radicale riordinamento delle collezioni esposte nel museo romano, che si concluderà nel dicembre 2011 e grazie alla quale è stato possibile portare a Caserta un nucleo di opere raramente presentate fuori sede. Durante questo cantiere di lavoro, la Galleria sta comunque offrendo al pubblico l’opportunità di vedere una serie di nuclei monografici dei maggiori artisti del primo Novecento italiano, comprendenti sia le opere che sono nei depositi, sia quelle normalmente esposte.

Inaugurazione 13 luglio 2011 ore 12.00
Apertura al pubblico 13 luglio ore 14.00


La mostra è promossa da
Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le province di Caserta e Benevento e Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma

Info e prenotazioni
Tel 0823 448084 begin_of_the_skype_highlighting 0823 448084 end_of_the_skype_highlighting; fax 0823 220847;
caserta@civitamusea.it


Redattore: RENZO DE SIMONE

fonte:mibac.it

Il dono di Dioniso. Mitologia del vino nell’Italia centrale (Molise) e nella Grecia del Nord (Macedonia)

locandina
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La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise, in stretta collaborazione con l’Istituto italiano di Cultura di Salonicco e l’Ambasciata d’Italia in Grecia, il Museo Archeologico di Salonicco e la Regione Molise, presenta a Salonicco nella prestigiosa sede del Museo Archeologico la mostra “Il dono di Dioniso. Mitologia del vino nell’Italia centrale (Molise) e nella Grecia del Nord (Macedonia)”, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana. L’esposizione offre un confronto tra preziosi reperti provenienti dai principali siti archeologici del Molise e da quelli della Macedonia e dell’Attica. Alcuni tra gli oggetti più prestigiosi sono presentati al pubblico per la prima volta in questa occasione.

In un affascinante allestimento è possibile osservare gli oggetti utilizzati nei banchetti e nei simposi (crateri figurati, preziosi vasi in metallo per versare e per bere, strumenti musicali), e nelle cerimonie legate al culto di Dioniso (sculture in marmo e in terracotta che raffigurano il dio del vino e i personaggi del suo corteo, maschere teatrali) rinvenuti negli scavi archeologici della Grecia, così come del Molise.
L’evento è frutto di una significativa condivisione di obiettivi, sia culturali che di sviluppo sociale ed economico, tra Soprintendenza per i Beni Archeologici, Istituto italiano di cultura di Salonicco e Regione Molise, che ha creduto fortemente in questa iniziativa. Viene restituita al Molise una sua centralità nelle dinamiche euro-mediterranee, da cui possono svilupparsi occasioni di scambio e di collaborazione nella cultura, nel turismo e in altri settori dell’economia.
La mostra è corredata da un catalogo trilingue, italiano, greco e inglese, nel quale confluiscono i contributi di numerosi studiosi italiani e greci sui temi più vari riguardanti Dioniso e il vino nell’Antichità. Sono trattati diversi aspetti: dalle più antiche testimonianze di domesticazione della vite, all’uso del vino nei rituali funerari e nelle cerimonie religiose, alla socialità che si definisce intorno al consumo di questa bevanda, fino alle più importanti rotte marittime lungo le quali il vino veniva commercializzato in tutto il Mediterraneo.


La mostra “Il dono di Dioniso. Mitologia del vino nell’Italia centrale (Molise) e nella Grecia del Nord (Macedonia)” resta aperta a Salonicco, nel Museo Archeologico Nazionale, dal 14 luglio 2011 al 30 settembre 2012.

Info:
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise
tel. +39 0874.427313 sba-mol@beniculturali.it

fonte: mibac.it

domenica 10 luglio 2011

Un occasione unica per gli Abruzzesi..!!! Si vocifica che che per la fine di luglio Sgarbi sarà presente a Civitella del Tronto (te)

Un occasione unica per gli Abruzzesi..!!! Si vocifica che  che per la fine di luglio Sgarbi sarà presente a Civitella del Tronto (te) per inaugurare il 2° padiglione dei prodotti ''tipici'' della sua biennale  casareccia regionale di venezia, lui è ignaro che proprio in quel bel paese esiste la Casa di Riposo Opera Pia "Filippo Alessandrini", residenza assistita convenzionata  con la A.S.L. di Teramo per il ricovero e la cura degli anziani e delle persone DISAGIATE, posta nel cuore della cittadella fortificata di Civitella del Tronto...Spero che per lui e i suoi collaboratori sia la volta buona..per un loro RICOVERO D'URGENZA in tale struttura..!!!!!!



arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.

sabato 9 luglio 2011

Trasalimenti è tutelato dalle leggi sul copyright.

TRASALIMENTI è tutelato dalle leggi sul copyright, dalle leggi sui diritti d'autore e dalle disposizioni dei trattati internazionali. La riproduzione o distribuzione non autorizzata di questo progetto, o di parte di esso, sarà perseguibile civilmente e penalmente nella misura massima consentita dalla legge in vigore. TRASALIMENTI e tutelato da brevetto internazionale. Si diffida chiunque a copiarne forma e contenuti di tale progetto. 1° avvertimento...!






arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.

giovedì 7 luglio 2011

mercoledì 6 luglio 2011

un americano a Roma - Cy Twombly, uno degli ultimi giganti dell’arte americana, Si è spento a 83 anni

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Cy Twombly fotografati a Sperlonga nel Dal PIacere alla Dolce Vita Mondadori

Francesco Bonami per LA STAMPA.IT
Ciao Twombly! Perché addio è una parola troppo violenta per salutare la definitiva partenza di quel delicatissimo artista nato Edwin Parker (Cy) Twombly Jr. il 25 aprile del 1928. Era uno degli ultimi giganti della scuola americana della metà degli Anni 50. Si è spento ieri, malato di cancro da molti anni, in un ospedale di Roma, città dove aveva deciso di vivere dalla metà del secolo scorso.
La alternava con l'amata Gaeta e con Lexington, la cittadina della Virginia dove era cresciuto. Era rimasto sempre in fondo un americano a Roma anche se si era sposato con Tatiana Franchetti, sorella di un famoso collezionista, il barone Giorgio Franchetti. Da questo matrimonio nacque Alessandro, anche lui artista anche se meno famoso del padre.
A Roma Twombly aveva esposto alla mitica galleria La tartaruga di Plinio De Martiis, un pioniere dell'arte contemporanea nella capitale: fu lui infatti per primo a esporre artisti sconosciuti come Twombly e Richard Serra, con la sua mostra di animali che entrerà nella storia. Twombly faceva parte di quel quintetto di artisti dai quali sarebbe poi sbocciata la Pop Art.
Amico della prima ora di Cy fu Robert Rauschenberg, che lo aveva convinto ad andare a studiare arte al Black Mountain College in Nord Carolina. Qui insegnava gente come Franz Kline e Robert Motherwell e soprattutto come il geniale musicista John Cage i cui spartiti saranno un punto di riferimento per tante opere di Twombly.
CY Twombly Finivano di comporre questo gruppetto di giovani sperimentatori ribelli il danzatore Merce Cunningham e il pittore Jasper Johns (è l'ultimo superstite oggi che Twombly è scomparso). Twombly aveva lavorato anche come crittografo per l'esercito, ossia era colui che deve interpretare segni e segnali misteriosi.
La cosa è divertente visto che oggi molti visitatori dei musei di arte moderna e contemporanea hanno problemi a capire cosa vogliano dire gli scarabocchi sulle tele di questo incriticabile, inattacabile e indiscutibile maestro dell'arte americana. Eppure Cy, che aveva preso il soprannome dal padre tifoso del battitore di baseball dei Chicago White Sox Cy Young, non voleva essere criptico ed incomprensibile con la sua arte, ma solo semplice e diretto come un bambino che tenta di costruire il proprio linguaggio.
Artista gentiluomo, con il suo portamento aristocratico, artista fanciullo per la facilità con cui creava quelli che poi, insospettabilmente, sarebbero diventati dei capolavori. Chi negli Anni 60 vedendo i primi quadri grigi (sembravano copiati dalle lavagne di scuola), sospettò che si trattasse di un grande artista e non di una bufala e comprò le tele del giovane yankee, oggi è diventato miliardario.
gagosian gall cy twombly1 Basti vedere le cifre alle quali vengono vendute nelle gallerie e nelle aste le opere, di qualsiasi periodo, di questo ragazzone più che prodigio prodigo di parole e spiegazioni. I lavori grigi erano fatti anche in modo abbastanza bizzarro. Twombly seduto sulle spalle di un amico disegnava e dipingeva mentre l'assistente mulo camminava avanti e indietro davanti alla tela.
La casualità del gesto, concetto preso proprio dalle composizioni di John Cage, è stata alla base di tutta la sua produzione. Meno casuali i suoi titoli. A volte con riferimenti geografici, come la serie dei quadri Bolsena (il lago vulcanico vicino a Viterbo), a volte ricchi di citazioni colte come la famosa battaglia di Lepanto o il mito di Leda e il cigno. Comunque sia, colte o meno colte che fossero le citazioni, ogni opera di Twombly non aveva problemi, particolarmente dagli Anni 70 in poi a trovare un compratore.
L'unico problema per il suo gallerista attuale Larry Gagosian è stato quello di farsi dare le opere da vendere (Twombly era proverbialmente avaro) e trovare i compratori giusti, altra irrinunciabile esigenza di questo artista solo apparentemente distratto e bonario. Cy Twombly è stato per la pittura un po' quello che Truman Capote è stato per la letteratura americana, un caso, uno snob, un fenomeno. Anche se i suoi segni sulla tela erano più simili ai di un altro grande scrittore americano, Walt Whitman.
gagosian gall cy twombly2 L'arte di Cy Twombly ha sempre avuto un gruppo di fedeli appassionati capaci di aspettare in lista di attesa anni uno dei suoi nuovi lavori disponibili. Più di ogni altro, appassionatissima di Twombly fu la collezionista di Houston Dominique De Menil, la sua fondazione infatti nel 1995 inaugurò un padiglione dedicato alle sue opere, disegnato, come il resto del museo, da Renzo Piano.
qtw11 soledad alessandro twombly Appassionatissimi dell'artista erano anche persone che non potevano permettersi di comprare una sua tela , come l'artista francocambogiana Rindy Sam che nell'estate del 2007 baciò, lasciando l'impronta delle sue labbra, un pannello dell'opera di Twombly Fedro nel museo di Avignone. Lei lo considerava un gesto di amore, a differenza del giudice francese che lo ha considerato un gesto vandalico da multare severamente. Altre opere invece sembrano prese a pomodorate, ma è stato l'artista con il colore a creare l'effetto e non qualche spettatore snervato dalla criptica semplicità della sua arte.
ELISABETH TAYLOR ROBERT RAUSCHENBERG Jasper Johns Con Twombly scompare un altro rappresentante di quella generazione di artisti che avevano saputo unire il piacere di creare a quello del vivere. Oggi le follie del mercato hanno ridotto di molto questo piacere. Elegante come sempre, Cy si è allontanato dalla frenesia della contemporaneità il 5 luglio, da bravo americano il giorno dopo la Festa dell'Indipendenza, per non disturbare. I suoi quadri comunque rimarranno per sempre nella storia dell'arte, semplici come i fuochi d'artificio del 4 di luglio ma eterni anche come i graffiti di Lascaux.
fonte:dagospia.it