martedì 28 giugno 2011

Louise Bourgeois a trasalimenti

arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.

venerdì 24 giugno 2011

La Baronessa Lucrezia De Domizio Durini,lascia L'Abruzzo e L'Italia,


Prima di lasciare l'Italia, sento il dovere etico di inviare a tutti gli amici e conoscenti presenti il 12 maggio scorso alla Kunsthaus di Zurigo un documento storico allegato
Un profondo ringraziamento per le email ricevute e per aver condiviso negli anni un costante lavoro di solidale collaborazione.
Per il futuro dell'Arte. Per il miglioramento della Società.
Profondamente grata, cordialmente Lucrezia De Domizio Durini

Festival dei Due Mondi - Spoleto



Dal 24 giugno al 10 luglio la cittadina umbra si trasformerà in palcoscenico itinerante per gli spettacoli di nomi eccellenti della scena artistica italiana internazionale a partire da Luca Ronconi, Claudio Santamaria, Aszure Barton, Andrea Griminelli, Julia Migenes e Andrea Camilleri.

Quest’anno il Festival pone l’accento sulla ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e così
a dare il via alla kermesse sarà proprio lo spettacolo di Camilleri “Cannibardo e la Sicilia” nel quale si racconta la storia di Garibaldi e la Sicilia post-unitaria attraverso alcuni brani tratti da cinque romanzi storici dello scrittore siciliano.

In programma anche due spettacoli musicali legati all’Unità d’Italia: “Grande Suite – Garibaldi in Sicilia” diretto dal maestro Mauro Ceccanti e il “Concerto Finale – Viva L’Italia!” previsto il 10 luglio in piazza Duomo che sottolinea l’indissolubile legame tra Giuseppe Verdi, il Risorgimento e l’Unità d’Italia.

Altra importante ricorrenza da festeggiare quest’anno è il centenario dalla nascita del compositore e librettista Gian Carlo Menotti, fondatore nel 1958 del “Festival dei Due Mondi” di Spoleto. Il pubblico potrà assistere alla messa in scena della sua opera buffa “Amelia al ballo” composta nel 1936 su libretto proprio, che rappresenta il primo grande successo operistico del compositore.

Da segnalare inoltre il “Concerto per Gian Carlo Menotti” della JuniOrchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia.


Tra le iniziative atte a promuovere il Festival e coinvolgere il territorio, due novità acquistabili anche tramite telefono cellulare: Festival Card Passport*, che consentirà l’accesso a tutti gli spettacoli del Festival al costo di 500€, e Festival Card Weekend*, che permetterà di assistere a tutti gli spettacoli in programma dal venerdì alla domenica al costo di 150€. Per gli abitanti di Spoleto vi sarà un’ulteriore agevolazione: 430€ per l’acquisto di Festival Card Passport e 120€ per Festival Card Weekend.
Oltre al Box office in Piazza della Libertà, i biglietti sono acquistabili presso il Box25 in Piazza della Vittoria 25, tramite il sito www.boxol.it/festivaldispoleto e il Call Center 39 0743776444.

Per ulteriori informazioni circa i punti vendita e l’acquisto dei biglietti è possibile chiamare il numero 390743.776444, scrivere una mail all’indirizzo mailto:biglietteria@festivaldispoleto.com
*Sono esclusi gli spettacoli: Amelia al ballo del 24 giugno e il Concerto Finale Viva l’Italia del 10 luglio.

Orari
Biglietteria Centrale: fino al 16 giugno dal lunedì al venerdì dalle 10:30 alle 13:30 e dalle 16:00 alle 19:00 e sabato e domenica dalle 10:30 alle 12:30 e dalle16:00 alle 19:00. Il 24 e 25 aprile, il 1 maggio e il 2, 3, 4, 5 giugno dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 16.00 alle 19:00. Dal 17 giugno dal lunedì al venerdì dalle 10:30 alle 13:30 e dalle 16:00 alle 19:00 e sabato e domenica dalle 10:30 alle 12:30 e dalle16:00 alle 19:00.
Box25: dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00.


Redattore: RENZO DE SIMONE


Informazioni Evento:




Data Inizio:24 giugno 2011
Data Fine: 10 luglio 2011
Luogo: Spoleto,
Sito Web: http://www.festivaldispoleto.com/

domenica 19 giugno 2011

sabato 18 giugno 2011

MAXXI YAP / Young Architects Program.

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Un arcipelago di isole verdi, 18 fiori luminosi di 5 metri, e uno specchio d’acqua nella piazza del Maxxi

Balle di fieno alte un metro e 60 cm sono state scaricate nella piazza del MAXXI. Cominciano infatti i lavori per la realizzazione del progetto WHATAMI dello studio romano stARTT, vincitore del concorso MAXXI YAP, in collaborazione con il MoMA PS1. Nei prossimi giorni dunque parte della piazza si trasformerà in un arcipelago di isole verdi che, a partire dal 21 giugno prossimo, accoglierà il pubblico e ospiterà un ricco programma di eventi estivi.


Le balle di fieno provenienti dalle campagne delle Marche e del Lazio, serviranno a costruire un arcipelago di isole mobili ricoperte con 700 metri quadri di prato lavato (normalmente usato per i campi di calcio); una grande isola centrale fissa alta circa 2 metri e sette isole minori su ruote, che il pubblico potrà spostare secondo le sue esigenze, creeranno un paesaggio sempre diverso, illuminato la notte da 18 fiori in vetroresina rossa alti 5 metri che di giorno proietteranno invece zone di ombra.
A completare questo paesaggio artificiale anche uno specchio d’acqua corrente per rinfrescare e allietare i visitatori.
Un progetto non solo affascinante ma molto attento all’ambiente: l’allestimento infatti prevede un processo di riciclo. Alla fine della stagione (16 ottobre 2011) le colline già realizzate con una prevalenza di materiali di riuso (paglia, membrana geotessile, plastica), dopo lo smontaggio, saranno donate al Comune per essere riutilizzate, insieme con i fiori luminosi, dal quartiere.

“Siamo molto orgogliosi della collaborazione con il MoMA e per noi è un’emozione annunciare l’avvio dei lavori per realizzare un progetto così giovane e innovativo – dice Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura - . Lo studio stARTT ha saputo gestire in modo ironico, leggero e creativo il confronto con lo spazio esterno del museo, così monumentale e impegnativo. Spero che il pubblico, che potrà spostare e vivere le isole in ogni momento della giornata, apprezzi questo spazio e le occasioni di aggregazione che offre”.


stARTT (studio di ARchitettura e Trasformazioni Territoriali), nasce nel febbraio del 2008 da un’idea di Simone Capra (Roma 1978) e Claudio Castaldo (Latina 1978), con lo scopo di ideare e gestire, in ogni sua fase, i processi di trasformazione che interessano l’architettura e lo spazio per le attività umane, a partire da competenze specifiche sviluppate in sede o in rete con altre strutture a diverse esperienze disciplinari. stARTT si concentra sulle trasformazioni dell’ambiente antropizzato alle varie scale di intervento ed ai diversi gradi di complessità: paesaggio, territorio, città, progetto urbano, opere pubbliche, architetture private sono il campo di attività, ogni volta solcato ed attraversato con gli strumenti tecnici dell’attività professionale e della ricerca teorica metadisciplinare.



Redattore: RENZO DE SIMONE

Informazioni Evento:




Data Inizio:21 giugno 2011
Data Fine: 16 ottobre 2011
Luogo: Roma, MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Orario: tutti i giorni 11.00 – 19.00; chiuso il lunedì
Telefono: 06.399.67.350
E-mail: info@fondazionemaxxi.it
Sito Web: http://www.fondazionemaxxi.it

giovedì 16 giugno 2011

TRANSAFRICANA.A cura di Achille Bonito Oliva



Mikidadi Bush - Ta 55B8E5
Mikidadi Bush - Ta 55B8E5
Esther Mahlangu - 55C145
Esther Mahlangu - 55C145
Fondazione 107 presenta “TRANSAFRICANA” a cura di Achille Bonito Oliva.
Il titolo nasce dalla storica linea ferroviaria che taglia longitudinalmente l’Africa e dal desiderio di offrire un’arte “di attraversamento” così come la linea transafricana mette in comunicazione popolazioni tra loro eterogenee.

I 6 artisti africani selezionati sono:


• Esther Mahlangu – Sud Africa pittrice e scultrice
• George Lilanga – Tanzania pittore e scultore
• Seni Camara – Senegal scultrice
• Mikidadi Bush – Tanzania pittore e scultore
• Kivuthi Mbuno – Kenya pittore e scultore
• Peter Wanjau – Kenya pittore e scultore

ognuno di loro vive ed opera nel paese di origine.

Se sul finire degli anni ’70 del secolo scorso la Transavanguardia proponeva modelli di superamento alla sterilità delle neoavanaguardie ormai consumate su temi iperconcettuali, all’inizio di questi anni gli artisti di Transafricana propongono modelli alternativi, di recupero del sentimento del reale, della vita, rifiutando la corsa verso la globalizzazione estetica che pervade ormai tutta l’arte occidentale.
Come un grande pachiderma addormentato, l’Africa si risveglia da un sonno ancestrale e irrompe con grande forza ed energia nella storia dell’arte contemporanea internazionale, rivalutando la magia della vita e la sacralità dell’arte.
Citando Paul Klee, Achille Bonito Oliva afferma che “l’arte non ripete le cose visibili, ma rende visibile”. Progetto e casualità creativa si intrecciano simultaneamente nell’opera, portata a bilanciare con la complessità dell’arte l’insufficienza di una realtà schematica e riduttiva. L’arte procura stordimento e nello stesso tempo conoscenza, una perdita di senso ed anche un suo accrescimento, tramite il disorientamento di una pratica che, per definizione, tende a ribaltare la comunicazione sociale, posta normalmente sotto il segno dello scambio unilaterale ed economico.
Sulla base di questo assioma il curatore ha scelto i 6 artisti provenienti dal continente più antico, l’Africa, ognuno di loro opera all’interno di una consapevolezza culturale, fortemente ancorato alle sue radici ed utilizza un linguaggio fatto di segni che lo stesso artista conosce molto bene e pertanto non cerca di domarlo, semmai di assecondarlo secondo procedimenti che implicano l’idea di progetto e di scelta. Il risultato invece viene lasciato ai suoi esiti liberi, fuori da qualsiasi attesa o preveggenza. Non è infatti l’artista ad essere preveggente, ma il linguaggio che cova dentro di sé immagini e risultati inusitati. L’artista conosce la tecnica della sopraffazione attiva del linguaggio che si basa sullo stordimento dei procedimenti creativi, abbassamento automatico delle tecniche compositive.
E’ questa la differenza tra arte africana e occidentale.
L’arte africana prima di quella contemporanea occidentale si è affrancata dalle servitù contenutistiche e cerca sempre il movimento della forma capace di trasfigurare ogni tema e portare sulla soglia del linguaggio ogni impito e slancio. Il linguaggio diventa il filtro attraverso cui passano segni, simboli e significati che vengono come vivificati e nello stesso tempo rielaborati nel passaggio della forma.
L’arte in questo senso trova il valore della spiritualità in se stessa, in quanto trasfigura ogni dettato visivo in un segno nuovo capace di dare durata e fissità esemplare all’istante e al transeunte. L’arte è sacra perché realizza il miracolo di dare durata all’impossibile durata della vita.
L’artista africano è dunque artefice, opera sui materiali depositati dentro la sua coscienza, nel magma della sua sensibilità che affronta la prova elaborata dell’opera, del risultato compiuto, il solo capace di garantire e di garantirgli lo statuto di demiurgo.

Esther Mahlangu
Nata a Middelburg, Sud Africa nel 1935.
E’ stata scoperta da Jean-Hubert Martin, allora direttore del Centre Pompidou invitandola nel 1989 alla mostra ormai epocale “Magiciens de la Terre”.
L’artista trasferisce i suoi temi pittorici dai muri delle case dei villaggi Ndebele su tele di grande dimensione o su oggetti di uso quotidiano. Tra le sue opere più significative, la decorazione della facciata del palazzo BMW insieme ad artisti come Andy Warhol e l’affresco alla Biennale di Lione con Sol Lewitt.
I suoi dipinti non sono astratti ma puramente decorativi e gli elementi che si trovano all’interno del dipinto non sono altro che stilizzazioni di motivi presi a prestito dal reale (vedi per esempio la lametta da barba) che molto spesso raccontano storie di vita del villaggio Ndebele.
I suoi dipinti sono stati anche trasferiti su oggetti di uso comune quali le auto BMW, la Fiat 500 e le decorazioni sulle code degli aerei della British Airways in occasione dei Campionati del Mondo di calcio svoltisi in Sud Africa nel 2010 di cui Esther Mahlangu era testimonial.

George Lilanga
Nato a Masasi, Tanzania nel 1934. Morto a Dar Es Salam, Tanzania nel 2005.
L’artista proviene dalla grande tradizione della scultura Makonde.
Anche lui scoperto da Jean-Hubert Martin è stato protagonista della mostra “Magiciens de la Terre”.
E’ la felicità, il segreto vero della pittura di Lilanga: una pittura infinitamente ripetitiva che però non si ripete mai, fatta di stesure piatte e tuttavia mai superficiale, priva di centro e volta a espandersi illimitatamente in tutte le direzioni. Lilanga racconta la storia della sua vita trascorsa in un villaggio nel sud della Tanzania, immerso in storie di shetani e stregoni, di diavoli e di magia. Gli shetani (spiritelli dispettosi e malevoli, più che diabolici presenti soprattutto intorno a Zanzibar, lungo la costa sud-orientale della Tanzania e del Mozambico) si confondono e si mescolano con la vita degli umani, Lilanga li dipinge per esorcizzarli.

Seni Camara
Nata a Bigogna, nella Regione della Casamance, Senegal nel 1945.
Seni Camara è una scultrice, plasma la terracotta che successivamente cuoce in forni all’aperto. Le sue sculture parlano di famiglia, vista attraverso gli occhi di un bambino. E’ una scultura asessuata, le forme plasmate dei genitori sono unite sopra i fianchi e non sono presenti organi sessuali. Madre, padre e bambini – i corpi si mescolano in una confusione di membra. Ognuno si tocca allegramente, ci si abbraccia, ci si stringe, ci si annida. Il tema predominante di Seni Camara è quello di un amichevole affetto.
Anche lei ha partecipato alla mostra al Centre Pompidour “Magiciens de la Terre”.

Mikidadi Bush
Nato in Tanzania nel 1957.
E’ stato il vincitore della seconda edizione della Biennale di Malindi.
La sua pittura tratta temi antichi, temi eterni come l’ignoto, il magico, il sotterraneo, il tribale, li tratta con la stessa modernità con cui i grandi artisti occidentali del XX° secolo hanno trattato la bellezza, il dolore, la morte, il desiderio di eternità.
I temi del quotidiano si intrecciano con la cultura animista in visioni che ci immergono in atmosfere oniriche e surreali.

Kivuthi Mbuno
Nato in Kenya nel 1947.
Ci sono modi molto diversi per parlare degli animali e di farli parlare: favole, miti, odi, racconti di caccia, descrizioni scientifiche, metafore, ricordi belli o brutti, proverbi. Ognuno possiede il proprio bestiario intimo, ma guardatevi bene intorno, sono sempre gli stessi animali che ricompaiono proprio come nelle favole. Tra le migliaia di specie viventi sulla terra solo poche popolano la nostra fantasia e la mettono ancora in agitazione, bestie totemiche e favolose, cariche di storie e di simboli, molto lontane dai cloni odierni.
In Africa, ogni anno, fiumi di turisti invadono parchi e riserve, macchina fotografica in pugno, e mitragliano le mandrie di bufali, le giraffe, i leoni, le gazzelle, le zebre, gli gnu…
Ricordi che verranno poi classificati negli album, cartoline strappate all’inquietudine dei tempi: la pace degli animali, il loro mistero senza tempo. Perché è la, in Africa, e soprattutto nelle grandi pianure del sud del Kenya, che si può ancora toccare con mano l’immaginario naif della creazione e della vita selvaggia, avvicinarsi senza rischi alle proprie paure e alle gioie antiche, ritrovare a grandezza naturale e ben vive, i peluche della propria infanzia.

Peter Wanjau
Nato in Kenya nel 1968.
La sua pittura è una “pittura cattiva” dal segno duro, impreciso, dai fondali anonimi: una forza dove l’idea poetica sovrasta l’esecuzione.
I temi dei suoi dipinti riguardano il sociale, il sesso, la religione, la malattia, la povertà e la politica, l’aids che attacca il mondo, la follia del calcio, un’attenzione sempre più accentuata nei confronti di una popolazione che vive le contraddizioni del sesso, della religione e della povertà.
Peter Wanjau ha partecipato alla Biennale di Venezia di Harald Szeemann nel 2001.



info utili:
chiusura estiva 1 agosto – 31 agosto
Inaugurazione 16 giugno 2011 h 18.00
Fondazione 107, Via Sansovino 234 Torino
giovedì - domenica 14.00 - 19.00
Ingresso 5,00 euro – 3,00 euro ridotto (dai 13 ai 18 e over 65)
Ingresso gratuito sino ai 12 anni e per i possessori di Abbonamento Musei Piemonte

domenica 12 giugno 2011

sabato 11 giugno 2011

Beuys,in Svizzera le opere italiane.


...ed è proprio così che si chiude il cerchio...
Un profondo ringraziamento a tutti coloro che hanno seguito e collaborato in questi lunghi anni di integro, appassionato, costante lavoro nell'Arte e oltre l'Arte...
Cordialmente Lucrezia De Domizio Durini
 

mercoledì 8 giugno 2011

Ilija Soskic e Marina Abramovic

Biennale di Venezia: Marina Abramovic presenta il Padiglione del Montenegro


Da sempre “art addicted”, ha fatto della sua passione il suo lavoro ed ora anche un blog.
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Marina Abramovic.jpg


Ilija Soskic
In occasione della 54° Esposizione Internazionale d'Arte - La Biennale di Venezia, Marina Abramovic ieri ha presentato personalmente la mostra "The Fridge Factory and Clear Waters", facente parte della presentazione del progetto internazionale del Macco Cetinje - Marina Abramović Community Centre Obod Cetinje - un futuro centro multimediale internazionale che occuperà 140.000 mq negli spazi dell' ex fabbrica di frigoriferi Obod a Cetinje, antica capitale reale del Montenegro.
La presentazione in Biennale si è concentrata sulle opere degli artisti del Montenegro Ilija Soskic e Natalija Vujosevic, e su un video fatto da Marina Abramovic che presentare le motivazioni del futuro centro d'arte.

Punto di partenza nella definizione del progetto alla Biennale è stata la trasformazione del gigante stabilimento jugoslava, la fabbrica di frigoriferi Obod, come metafora della uscita dalla condizione di passività delle comunità. In altre parole, la storia del processo di congelamento è diventato il destino stesso di uno stato, il grado di ibernazione di una città particolare in un momento particolare.

Marina Abramović Community Center Obod Cetinje sarà un luogo per la produzione, la presentazione, la distribuzione e lo sviluppo di diverse forme d'arte, tra performance e arti visive, danza e teatro, musica e lirica, cinema e video, programmi educativi ed ecologici e un spazio per promuovere interesse per l'architettura, la scienza e le nuove tecnologie.

Nelle intenzioni degli organizzatori, "Macco Cetinje" è visto come un generatore di cambiamento, una forza trainante per la massiccia rianimazione e rivitalizzazione, lo scongelamento e la confluenza di "acque chiare" , come un generatore di sviluppo culturale.
Oltre alle attività culturali, il multi-funzionale centro Macco Cetinje svilupperà anche tutta una serie di iniziative economiche e di servizio che dovrebbero fornire un contributo significativo sia alla rianimazione del complesso della fabbrica Obod che la rivitalizzazione di tutta la città di Cetinje.

La biennale ''INFROCIATA'' del padiglione italia venezia...!



arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.

martedì 7 giugno 2011

lunedì 6 giugno 2011

giovedì 2 giugno 2011

Venice Biennale 2011



arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.

JULIAN SCHNABEL. Permanently Becoming and the Architecture of seeing

Dal 4 giugno al 27 novembre 2011 le prestigiose sale del Museo Correr di Venezia ospiteranno la mostra “Julian Schnabel. Permanently Becoming and the Architecture of seeing”.

L’evento è prodotto e organizzato da Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia e realizzata grazie a Maybach, main sponsor dell’evento, e di BNL Gruppo BNP Paribas.

Il percorso espositivo, a cura di Norman Rosenthal, offre l’opportunità, tanto attesa, di capire l’opera Julian Schnabel, artista visionario i cui dipinti hanno modellato e continuano a influenzare il paesaggio di quella che viene definita l’arte contemporanea.

La mostra presenta oltre quaranta opere che ripercorrono la sua carriera dagli Anni ‘70 ad oggi e non c’è cornice migliore del Museo Correr di Venezia, storico crocevia fra Oriente e Occidente. Schnabel, infatti, oltre a essere un grande artista americano, è anche un artista del mondo che ha fatto da ponte fra Est e Ovest, assimilando culture diverse e aprendo nuove strade all’arte. Il suo è un progetto di sdoganamento per le nuove generazioni di artisti, una spinta a espandere i confini dell’arte contemporanea.

La retrospettiva illustra la sua poetica fortemente ispirata a Jackson Pollock e Cy Twombly, ma basata anche sulla tradizione europea e mediterranea che ricorda lo stile dei vecchi maestri spagnoli e italiani - come El Greco e Tintoretto - e che interpreta rimandi letterari e culturali, antichi e moderni da Omero a Eschilo, all’arte dei grandi maestri, da Giotto a Goya, da Antoni Gaudí a Pablo Picasso.

Oltre ai i suoi celebri plate paintings la mostra offre opere create con una varietà infinita di tecniche e materiali – dal velluto alla tela cerata, da pezzi di legno recuperati in tutto il mondo, a vele, fotografie, tappeti, teloni e qualsiasi superficie piatta che ispiri i suoi processi creativi – e illustra un modo di utilizzare queste materie che, estrapolate dal loro contesto originario, assumono nuovi significati come realtà dipinta.
Verso la fine degli Anni ‘70 i plate paintings riorganizzarono la logica della pittura, coltivando un nuovo terreno artistico, e fungendo da rimedio alla cosiddetta “morte della pittura”.


Pittore, scultore e regista, Julian Schnabel si contraddistingue per la sua stupefacente capacità metamorfica e la travolgente forza espressiva che comunica attraverso le sue opere. Un talento nato dalla pittura che lo porta a sondare più campi artistici e a cimentarsi nel mondo del cinema dove riesce come ottimo regista con i film Basquiat del 1996, Prima che sia notte del 2000 (vincitore del premio Grand Jury al Festival del Cinema di Venezia), Lo Scafandro e la Farfalla del 2007 (vincitore del premio per il miglior regista al Festival di Cannes). La produzione cinematografica di Schnabel è strettamente correlata alla sua produzione artistica al punto che i suoi film possono essere considerati un naturale proseguimento della sua vena pittorica.

In mostra, tra le opere più significative, “Painting for Malik Joyeux and Bernardo Bertolucci” del 2006, “The sea” del 1981, “St. Francis in Ecstasy” del 1980, Portrait of Rula” del 2010, "“Bez #1” del 2010, "The Atlas Mountains” del 2008 e la grandiosa scultura in bronzo "Queequeg" 2007-2010


Info utili:


Orari
Dal 4 giugno al 31 ottobre
Tutti i giorni 10.00>19.00
Dal 1 al 27 novembre
Tutti i giorni 10.00>17.00
La biglietteria chiude un’ora prima

Biglietti
Intero € 10,00
Ridotto € 8,00
Ridotto Speciale € 6,00

Diritto di prevendita
€ 0,50

Sito internet
www.arthemisia.it
www.visitmuve.it
www.julianschabel.com

Informazioni e prenotazioni
T 848082000
T 0039 04142730892 (solo per chi chiama dall’Estero)

Catalogo Skira

Biglietteria on line
http://www.visitmuve.it/
fonte: mibac.it