Oltre settanta opere (soprattutto dipinti su tela) nell’esposizione di Alba
ARTE - Alba
Giorgio Morandi, la poesia (ritrovata)
del paesaggio
del paesaggio
Oltre settanta opere (soprattutto dipinti su tela) nell’esposizione di Alba
Qualche segnale si poteva già trovare tra le opere della Collezione Morandi attualmente al Mambo di Bologna. E, più di recente, in una mostra della scorsa estate all’Hotel des Arts di Tolone («L’abstraction du réel» realizzata da Laura Mattioli). Ma le oltre settanta opere (soprattutto dipinti su tela) raccolte nell’esposizione curata da Maria Cristina Bandera alla Fondazione Ferrero di Alba vanno più in là, proponendo «l’essenza del paesaggio» (non a casosottotitolo della mostra) come elemento forte e non marginale, come a lungo è stato, nel più generale «progetto d’arte» di Giorgio Morandi (Bologna, 1890-1964). «Il fatto curioso è che tutti lo conoscono come autore di nature morte - scriveva Federico Zeri nel suo Abbecedario pittorico, Longanesi -, ma Morandi ha eseguito molti dipinti di piccole dimensioni che raffigurano paesaggi», ispirati spesso a quello che letteralmente vedeva dalla sua casa di Grizzana (oggi Grizzana Morandi), sull’Appennino bolognese dove passava le estati (ci sono però anche gli scorci del suo cortile cittadino di Via Fondazza). Opere che proprio Zeri non esita a considerare «tra i più alti capolavori del paesaggismo di tutti i tempi» (citando il giovane Corot, Cézanne e Piero della Francesca). Sono case, sono alberi, sono strade bianche di polvere, sono ponti che ripropongono gli scorci e i giochi di luce delle nature morte sostituendosi alle bottiglie, ai bicchiere, ai vasi con i fiori. La figura umana è all’apparenza cancellata: eppure questi paesaggi riescono ugualmente a trasmettere i sentimenti «umani» dello stesso artista (come il desiderio di tornare a dipingere en plein air dopo gli anni bui della guerra). Morandi, forse proprio per questo, non amava chiamarli paesaggi, piuttosto «paesi», quasi a voler ribadire la loro natura «umana» (quella del lavoro dei contadini, quella delle case tirate su con le mani). Tecnicamente i paesaggi rappresentano un quinto della produzione totale di Morandi, ma la loro forza non nasce certo dai numeri (a proposito di numeri va però ricordato che dall’inaugurazione di metà ottobre i visitatori sono stati già più di 13 mila), piuttosto dalla loro poesia quasi «minimalista», la stessa che aveva sedotto i suoi grandi amici-estimatori: da Cesare Brandi a Roberto Longhi, da Luigi Magnani a Lamberto Vitali. Mentre Giorgio Bassani prima dedicò solo una lirica (dove si parla di «luce assonnata») ad un paesaggio di Morandi, poi lo volle per la copertina della sue Storie Ferraresi. La mostra: «Morandi. L’essenza del paesaggio», Alba, Fondazione Ferrero, fino al 16 gennaio, info 0173.295259, ingresso gratuito, catalogo 24Ore Cultura
Stefano Bucci