martedì 9 novembre 2010
Tano Festa:Popolare,non Pop
Tano Festa: popolare, non pop A ncora adesso lo definiscono uno dei maggiori esponenti della Pop art italiana. Ma lui, Tano Festa (Roma, 1938-88), smentiva quest' affermazione quando poteva, o ne aveva voglia. «Quella che noi facciamo è un' arte popolare, non pop», diceva, ancora, un anno prima di morire, ucciso dalla cirrosi cronica, da continue emorragie e dalla gotta. Gli americani erano pop perché raffiguravano oggetti di consumo veri; gli italiani erano popolari perché consumavano l' arte con le eccitazioni. Per Festa da Michelangelo. Per Schifano, altro compagno di strada, da Leonardo. Citazioni michelangiolesche dal Giudizio universale ce ne sono parecchie in questa mostra, che raggruppa 43 opere, di cui molte provengono da una collezione privata e vengono esposte per la prima volta al pubblico: tre cardinali, due quadri stretti e lunghi da Michelangelo, tre rappresentazioni di animali (un dromedario, un elefante ed una coppia di conigli). Ci sono anche due Persiane («E' un oggetto che mi perseguita - diceva Festa - di Biennale in Biennale»), Paesaggi, Coriandoli, Don Chisciotte, i Guardiani del Castello, oltre i «da Michelangelo». E' una bella mostra, tardivo riconoscimento per le qualità del pittore, spesso ubriaco e pazzerellone, che barattava i suoi quadri per poche lire o per qualche bottiglia (un suo collezionista era stato il barone Franchetti), ma grande artista e poeta, come Sandro Penna, di cui era amico. Giosetta Fioroni, che stava nel gruppo con Angeli e Schifano, ricorda una poesia: Festa si descriveva come un veliero orgoglioso, infilatosi nella sabbia e che non si muove più. Roberto Tabozzi
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