"Meret Oppenheim ha sicuramente lasciato in questi anni alcune delle opere più essenziali dell'arte del 20esimo secolo. Ma soprattutto va ricordata per la sua enorme ricerca creativa, una diversità di temi, materiali e forme artistiche che si riscontra solo raramente", sottolinea Matthias Frehner.
Ritornata in Svizzera nel 1939, l'artista ritrovò soltanto dalla metà degli anni '50, a Berna, la sua vena creativa. La sua arte, poco recepita inizialmente sulla scena elvetica, venne riscoperta dagli anni '60.
Considerata da allora un'icona del femminismo nascente, Meret Oppenheim preferiva distanziarsi anche da questo marchio riduttivo. Considerava che l'arte doveva essere il prodotto di uno spirito androgino: "Lo spirito della donna è sempre stato presente nell'arte dell'uomo e così lo spirito dell'uomo ha sempre popolato l'arte femminile".
Ritornata in Svizzera nel 1939, l'artista ritrovò soltanto dalla metà degli anni '50, a Berna, la sua vena creativa. La sua arte, poco recepita inizialmente sulla scena elvetica, venne riscoperta dagli anni '60.
Considerata da allora un'icona del femminismo nascente, Meret Oppenheim preferiva distanziarsi anche da questo marchio riduttivo. Considerava che l'arte doveva essere il prodotto di uno spirito androgino: "Lo spirito della donna è sempre stato presente nell'arte dell'uomo e così lo spirito dell'uomo ha sempre popolato l'arte femminile".
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