Nell’antichità le antiche popolazioni mediterranee erano ossessionate dai pozz
i perchè da essi dipendeva il sostentamento e la sopravvivenza delle comunità. Nei pozzi c’era l’acqua, sinonimo di vita. Ma rappresentavano anche l’ideale accesso al misterioso mondo sotterraneo, porta degli inferi,
strumento di comunicazione primordiale verso cui indirizzare preghiere, ma anche desideri. Non a caso i “templi dell’acqua sacra”, costruiti in prossimità dei pozzi, erano luogo di pellegrinaggio ed incontro. Basandosi su questa antica
tradizione, Giuseppe Stampone, sviluppatore della categoria Exchange, ha ideato il suo “Connective Well“, una sorta di cyberpark in grado di connettere reale e virtuale. Si tratta di una piazza nel verde alla base della quale è disegnata la pianta della terra. Al centro di essa sorge un pozzo in acciaio su cui è applicato uno schermo collegato in streaming sia con altri analoghi cyberpark sparsi nel mondo che con gli utenti dei più importanti social network, sul cui territorio virtuale è ricreata la stessa istallazione.
Intorno al pozzo, sulla mappa della terra disegnata sul pavimento del cyberpark, sono posti una serie di cubi che rispettano la disposizione dei “Connective well“ mondiali. Essi si illumineranno ogni volta che nel luogo reale corrispondente ci sarà qualcuno collegato. Trovo il lavoro di Giuseppe Stampone davvero interessante, perchè contrasta il fenomeno attuale della smaterializzazione della piazza come luogo di incontro e comunicazione. Tutta colpa dei social media, direte voi.
Ed invece no! “Connective well” rimane un brainframe sociale anche se, a differenza di Facebook, ti fa venire voglia di uscire da casa. Già mi immagino scene di usuale bivacco romano attorno ai “Connective Well”: panini, gente che suona i bonghi, pomicioni, birra, caffè Borghetti, canne e tanta friendly attitude.
Meglio del Circo Massimo e degli affollati falò di ferragosto a Torvaianica!
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