martedì 27 dicembre 2011
Lady Madonna The Beatles
arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.
venerdì 23 dicembre 2011
La Filanda di Amalia Rodriguez
arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.
lunedì 19 dicembre 2011
Hidetoshi Nagasawa a Trasalimenti 1998
sabato 17 dicembre 2011
martedì 13 dicembre 2011
lunedì 12 dicembre 2011
Luigi Ontani a Torino
arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.
giovedì 8 dicembre 2011
Pier Mondrian e Ben Nicholson. Astratto e Concreto.
Mondrian & Nicholson: opere rare Reveal partenariato Forgotten |
|
martedì 6 dicembre 2011
Sarah Sze
Sze Le sculture sono strutture che scorre costituito da un agglomerato di piccoli articoli per la casa che rispondono alle e infiltrare l'architettura circostante. Come il flusso di informazioni del World Wide Web, il suo linguaggio compositivo prende forma successivamente per collegare piccole parti di informazioni discreti in una rete complessa. Con una intensità nato da una tecnica patchwork laborioso che è allo stesso tempo pittoriche e scultoree, l'interazione tra i singoli componenti e la struttura globale Sze permette di esplorare i confini tra arte e vita quotidiana.
domenica 4 dicembre 2011
Incarico di Direttore del museo MART a Cristiana Collu
Cristiana Collu
Direttore del Mart
Direttore del Mart
Il Consiglio di Amministrazione del Mart, presieduto da Franco Bernabè, riunitosi in data odierna a Rovereto, ha conferito l’incarico di Direttore del Museo a Cristiana Collu
Laureata all’Università di Cagliari, Cristiana Collu è storica dell’arte e curatrice di mostre. Dal 1997 dirige il Museo MAN di Nuoro. Nel 2004 vince il premio ABO d’argento al miglior giovane direttore di museo italiano e nel 2006 riceve dal Ministero dei Beni Culturali il premio in qualità di direttore del MAN, come luogo di eccellenza nel panorama museale italiano.
Dal 2006 al 2007 Professore a contratto di Storia dell’Arte contemporanea presso l’Università
La Sapienza di Roma, Facoltà di Architettura Ludovico Quaroni. Dal 2007 è Professore
a contratto di Progettazione Museografica presso l’Università di Sassari, Facoltà di Architettura di Alghero e di Museologia presso l'Università di Cagliari, Facoltà di Architettura.
“Sono molto onorata di ricevere questo prestigioso incarico - ha dichiarato Cristiana Collu al termine del Cda - e desidero prima di tutto ringraziare le persone che hanno deciso di riporre la loro fiducia sulla mia persona. Sono consapevole che mi consegnano un luogo di assoluta eccellenza e un testimone traboccante di responsabilità e attese per il museo e la comunità che rappresenta, verso i quali profonderò tutto il mio impegno con passione e entusiasmo.”
La decisione del Consiglio di Amministrazione arriva al termine di una selezione effettuata da un apposito comitato composto da Franco Bernabè, Presidente del Mart, Isabella Bossi Fedrigotti, Vicepresidente, e Salvatore Settis, presidente del Comitato Scientifico, assistiti da Korn/Ferry International, leader mondiale nella ricerca manageriale.
“Siamo arrivati alla nomina di Cristiana Collu - ha dichiarato il Presidente
Franco Bernabè - dopo un’attenta selezione ispirata a criteri di trasparenza e tracciabilità. Questo processo ha consentito di individuare il miglior candidato per la sostituzione di Gabriella Belli, a cui va la riconoscenza del Mart per l’attività prestata a favore della crescita e del successo del museo in questi anni.”
Rovereto, sabato 3 dicembre 2011
In allegato brevi note su Cristiana Collu
Scarica un’immagine di Cristiana Collu: http://j.mp/tiFBD2
Mart Comunicazione
Responsabile:Flavia Fossa Margutti
Ufficio stampa: Luca Melchionna 0464.454127 M. 320 4303487 press@mart.trento.it
Clementina Rizzi 0464.454124 M. 338 6512683 press@mart.trento.it
Clementina Rizzi 0464.454124 M. 338 6512683 press@mart.trento.it
MartRovereto Corso Bettini, 43, 38068
Rovereto (TN)
Rovereto (TN)
Informazioni e prenotazioninumero verde 800 397 760
tel. +39 0464 438 887info@mart.trento.it
www.mart.trento.it
tel. +39 0464 438 887info@mart.trento.it
www.mart.trento.it
Orarida martedi a domenica 10.00 - 18.00
venerdì 10.00 - 21.00
lunedì chiuso
venerdì 10.00 - 21.00
lunedì chiuso
Biglietti Mart Roveretointero: € 11,00
intero unico 2 sedi: € 13,00
biglietto famiglia: € 22,00
ridotto: € 7,00 (dai 15 ai 26 anni di età; dai 65 anni di età; gruppi di visitatori di almeno 15 persone; soci o tesserati di enti convenzionati con il Museo)
ridotto unico 2 sedi: € 9,00
intero unico 2 sedi: € 13,00
biglietto famiglia: € 22,00
ridotto: € 7,00 (dai 15 ai 26 anni di età; dai 65 anni di età; gruppi di visitatori di almeno 15 persone; soci o tesserati di enti convenzionati con il Museo)
ridotto unico 2 sedi: € 9,00
Il Mart ringrazia:
Provincia autonoma di Trento
Comune di Trento
Comune di Rovereto
Provincia autonoma di Trento
Comune di Trento
Comune di Rovereto
In partnership con:
UniCredit
UniCredit
Per le attività didattiche:
Casse Rurali Trentine
Casse Rurali Trentine
sabato 3 dicembre 2011
George Tooker
L'arte non deve essere apertamente religiosa in materia di evocare un senso del sacro. Mentre vaga attraverso una mostra retrospettiva di dipinti a tempera dell'artista americano George Tooker al (Ohio), Columbus Museum of Art, nell'estate del 2009, sono stato immediatamente attratto da un pannello intitolato amanti del bird watching . E 'raffigurato otto persone, riunite sotto un albero con gli uccelli appollaiati in Central Park di New York. E 'stato un soggetto abbastanza semplice, eppure c'era qualcosa di misterioso sulle caratteristiche uniformi di questi amanti del bird watching, i gesti iconografici delle loro mani, e lo sguardo di meraviglia nei loro occhi - quasi come se avessero appena assistito l'Ascensione!
Più tardi, ho visto accenni di una Pietà in una donna, cullando un uomo che dorme, in un gruppo di bagnanti Coney Island. Una scena di un uomo nero che condividono un pezzo di pane con due compagni bianchi suggerito la Cena in Emmaus. Pendolari harried nel dipinto, la metropolitana , evocato i dannati, scendendo i cerchi di un moderno inferno urbano. Avevo scoperto un "laico" icona-scrittore. Tooker guardato tendenze artistiche vanno e vengono nel corso della sua lunga carriera artistica, ma sempre rimasta fedele allo stile della pittura figurativa ha adottato nel 1940. In questo mondo mistico estetico, segni distintivi di età, sesso, razza e la sfocatura, e lo specifico cede il passo al universale. Tooker le cifre sembrano in bilico sulla soglia tra sogno e realtà, sonno e coscienza, la vita e la morte, il mondo della carne e il regno dello spirito. Alcuni colleghi fuori delle finestre o lo sguardo in specchi. Altri si trovano sospesi in stati comatosi, mimando la morte o il risveglio spirituale.
Tooker sondato come gli esseri umani in relazione (e non si riferiscono) l'uno all'altro, in movimento, come un critico dice, "da ansia di agape "(la parola greca per amore spirituale). Dopo che si unì alla Chiesa cattolica romana nel 1976, l'artista accettato commissioni per più opere religiose tradizionali, una pala d'altare dei Sette Sacramenti e stazioni della Via Crucis ciclo (che mostra solo le mani di Cristo!) Nella sua parrocchia a casa a Windsor, Vermont . Tooker dipinti a tempera sono una merce rara, la numerazione non più di 200. L'artista spesso passato mesi a lavorare su un singolo pannello di gesso. I colori dovevano essere applicate, faticosamente, a tratti brevi e costantemente ripetuta, perché il pigmento e tuorlo d'uovo miscela secca così in fretta. Fortunatamente per gli amanti dell'arte, Tooker iniziato creando variazioni delle sue immagini enigmatiche nella grafica a metà degli anni 1970.
I primi tre stampe in, galleria Self-Portrait , L'abbraccio II , e La Finestra , bello replicare la minuscola, linee sovrapposte di lavoro pennello tempera in forma litografica. Gli ultimi due sono basate su una serie di dipinti, che mostra le persone, abbracciare, o in finestre incorniciate. Le due stampe intaglio, Notte (Dreamer) e riposo (sleep) , tra le prime opere Tooker di grafica, sono state fatte premendo carta umida sopra una forma stampata. Essi sono modellate sui dipinti di figure a riposo.
Vedendo questi studi delle persone, guardando e aspettando, sereno e appassionato, riflessivo e speranzoso, sento gli echi del ritornello del Salmo bella 130: 6 (King James Version): "La mia anima waiteth per il Signore più che quelli che guardare per il mattino ... "
Più tardi, ho visto accenni di una Pietà in una donna, cullando un uomo che dorme, in un gruppo di bagnanti Coney Island. Una scena di un uomo nero che condividono un pezzo di pane con due compagni bianchi suggerito la Cena in Emmaus. Pendolari harried nel dipinto, la metropolitana , evocato i dannati, scendendo i cerchi di un moderno inferno urbano. Avevo scoperto un "laico" icona-scrittore. Tooker guardato tendenze artistiche vanno e vengono nel corso della sua lunga carriera artistica, ma sempre rimasta fedele allo stile della pittura figurativa ha adottato nel 1940. In questo mondo mistico estetico, segni distintivi di età, sesso, razza e la sfocatura, e lo specifico cede il passo al universale. Tooker le cifre sembrano in bilico sulla soglia tra sogno e realtà, sonno e coscienza, la vita e la morte, il mondo della carne e il regno dello spirito. Alcuni colleghi fuori delle finestre o lo sguardo in specchi. Altri si trovano sospesi in stati comatosi, mimando la morte o il risveglio spirituale.
Tooker sondato come gli esseri umani in relazione (e non si riferiscono) l'uno all'altro, in movimento, come un critico dice, "da ansia di agape "(la parola greca per amore spirituale). Dopo che si unì alla Chiesa cattolica romana nel 1976, l'artista accettato commissioni per più opere religiose tradizionali, una pala d'altare dei Sette Sacramenti e stazioni della Via Crucis ciclo (che mostra solo le mani di Cristo!) Nella sua parrocchia a casa a Windsor, Vermont . Tooker dipinti a tempera sono una merce rara, la numerazione non più di 200. L'artista spesso passato mesi a lavorare su un singolo pannello di gesso. I colori dovevano essere applicate, faticosamente, a tratti brevi e costantemente ripetuta, perché il pigmento e tuorlo d'uovo miscela secca così in fretta. Fortunatamente per gli amanti dell'arte, Tooker iniziato creando variazioni delle sue immagini enigmatiche nella grafica a metà degli anni 1970.
I primi tre stampe in, galleria Self-Portrait , L'abbraccio II , e La Finestra , bello replicare la minuscola, linee sovrapposte di lavoro pennello tempera in forma litografica. Gli ultimi due sono basate su una serie di dipinti, che mostra le persone, abbracciare, o in finestre incorniciate. Le due stampe intaglio, Notte (Dreamer) e riposo (sleep) , tra le prime opere Tooker di grafica, sono state fatte premendo carta umida sopra una forma stampata. Essi sono modellate sui dipinti di figure a riposo.
Vedendo questi studi delle persone, guardando e aspettando, sereno e appassionato, riflessivo e speranzoso, sento gli echi del ritornello del Salmo bella 130: 6 (King James Version): "La mia anima waiteth per il Signore più che quelli che guardare per il mattino ... "
giovedì 1 dicembre 2011
I Dinosauri
Il mondo dei dinosauri si svela alla Società Promotrice di Belle Arti di Torino. A partire dal 2 dicembre grandi e piccini potranno visitare la mostra “Dinosauri” promossa dalla Fondazione DNArt e realizzata in collaborazione con il Museo di Scienze Naturali di Torino . T-Rex, Europasaurus, Eoraptor, Dracorex, esemplari in scala 1:1 saranno i protagonisti di un entusiasmante viaggio nella storia. Un nuovo modo per imparare divertendosi attraverso un percorso che coinvolgerà non solo i bambini ma anche gli adulti che torneranno indietro nel tempo e si confronteranno con gli esseri più imponenti e spaventosi di sempre. Si potranno ripercorrere le grandi ere della prima storia della Terra attraverso i tre periodi che scandirono la vita dei grandi colossi: dal Triassico, 220 milioni di anni fa, passando per il Giurassico fino ad arrivare al Cretaceo iniziato 127 milioni di anni fa. L’intrattenimento si unisce ad un serio lavoro scientifico che gode del supporto dei paleontologi del Museo di Scienze Naturali di Torino che insegneranno ai visitatori a riconoscere i fossili sul campo.
La visita, infatti, prevede l’allestimento di un’ ”Area Scavo” dove i bambini potranno trasformarsi in piccoli paleontologi. I visitatori potranno toccare con mano i fossili per capire come sia stato possibile ricostruire con tale precisione il passato e la struttura di ogni singolo esemplare.
E per non perdersi basterà seguire le impronte giganti dei dinosauri che accompagneranno il visitatore lungo tutto il percorso.
Conferenza stampa giovedì 1 dicembre ore 11.30
Inaugurazione venerdì 2 dicembre ore 18.30
La visita, infatti, prevede l’allestimento di un’ ”Area Scavo” dove i bambini potranno trasformarsi in piccoli paleontologi. I visitatori potranno toccare con mano i fossili per capire come sia stato possibile ricostruire con tale precisione il passato e la struttura di ogni singolo esemplare.
E per non perdersi basterà seguire le impronte giganti dei dinosauri che accompagneranno il visitatore lungo tutto il percorso.
Conferenza stampa giovedì 1 dicembre ore 11.30
Inaugurazione venerdì 2 dicembre ore 18.30
Redattore: RENZO DE SIMONE
Informazioni Evento:
Data Inizio:02 dicembre 2011
Data Fine: 05 febbraio 2012
Luogo: Torino, Promotrice delle Belle Arti
Telefono: 02.29010404
mercoledì 30 novembre 2011
Dance of the hours di Amilcare Ponchielli per Trasalimenti
arte trasalimenti ideato e curato da gabriele di pietro.
martedì 29 novembre 2011
Marino Durante di Marina Durante
«Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita.»
Federico Fellini
..il differente linguaggio che Marino ha utilizzato per esprimere una dissimile visione dell’esistenza, la "riproduzione" della vita attraverso le immagini, la macchina fotografica, quale prolungamento dei sensi, un media “caldo”, uno strumento comunicativo tramite il quale ha reso tutti noi partecipi del proprio “sentire” e “svilupparsi” in un contesto dove l’arte figurativa ha racchiuso “l’essere-nel-mondo”, frazioni di tempo e spazio che appaiono come monadi “leibniziane”…parla l’anima di una figlia che ha cercato di assorbire, in una costante e continua ricerca di assimilazione dei pensieri e delle azioni del proprio padre, la natura e il segreto del ratto tramite cui Marino giungeva alla comprensione e alla resa eterna di istanti di vita…
…non smetterò mai di indicare la fotografia come il mezzo educativo che egli ha utilizzato per mostrare la realtà nelle sue differenti sfumature a noi figli, una metodologia pedagogica attraverso la quale siamo giunti a comprendere l’emozionalità degli esseri umani, la particolarità degli oggetti che concepiscono la dimensione spaziale, il volgere del tempo, in un contesto reale quanto metaforico, che adorna l’esistenza di colori e luci di una singolarità estrema..
castelbasso 1998 Hidetoshi Nagasawa (foto Marino Durante)
…Marino è stato un artista nella sua professione quanto nel suo essere padre, con tratti distintivi in entrambi i ruoli sociali, capace di fondere in esso la molteplicità dell’essere umano…
…di lui abbiamo ancora tanto per poterlo sentire tra noi..la sua arte per la collettività e il suo pensiero che io racchiudo nel mio…
Marina Durante
Federico Fellini
..il differente linguaggio che Marino ha utilizzato per esprimere una dissimile visione dell’esistenza, la "riproduzione" della vita attraverso le immagini, la macchina fotografica, quale prolungamento dei sensi, un media “caldo”, uno strumento comunicativo tramite il quale ha reso tutti noi partecipi del proprio “sentire” e “svilupparsi” in un contesto dove l’arte figurativa ha racchiuso “l’essere-nel-mondo”, frazioni di tempo e spazio che appaiono come monadi “leibniziane”…parla l’anima di una figlia che ha cercato di assorbire, in una costante e continua ricerca di assimilazione dei pensieri e delle azioni del proprio padre, la natura e il segreto del ratto tramite cui Marino giungeva alla comprensione e alla resa eterna di istanti di vita…
…non smetterò mai di indicare la fotografia come il mezzo educativo che egli ha utilizzato per mostrare la realtà nelle sue differenti sfumature a noi figli, una metodologia pedagogica attraverso la quale siamo giunti a comprendere l’emozionalità degli esseri umani, la particolarità degli oggetti che concepiscono la dimensione spaziale, il volgere del tempo, in un contesto reale quanto metaforico, che adorna l’esistenza di colori e luci di una singolarità estrema..
castelbasso 1998 Hidetoshi Nagasawa (foto Marino Durante)
…Marino è stato un artista nella sua professione quanto nel suo essere padre, con tratti distintivi in entrambi i ruoli sociali, capace di fondere in esso la molteplicità dell’essere umano…
…di lui abbiamo ancora tanto per poterlo sentire tra noi..la sua arte per la collettività e il suo pensiero che io racchiudo nel mio…
Marina Durante
lunedì 28 novembre 2011
Vincenzo Agnetti
Protagonista delle ricerche più radicali nel campo delle arti visive, Agnetti può essere considerato il maggior esponente italiano dell’arte concettuale, che ha contraddistinto almeno un decennio di cultura visiva internazionale.
Dopo una brevissima stagione pittorica di segno informale, nel 1960 Agnetti dà avvio ad un’intensa attività di scrittore e teorico militante nell’arte contemporanea, a sostegno di artisti come Piero Manzoni ed Enrico Castellani, e di gruppi come Azimuth, attivi nella Milano dei primi anni sessanta.
In seguito, alla fine del decennio, Agnetti prosegue la propria riflessione teorica sull’arte, la sua funzione e i suoi linguaggi, spostando però l’attenzione sulla produzione artistica vera e propria.
Le opere di Agnetti sono proposizioni di ordine mentale. Si tratta spesso di un’auto-analisi giocata sul confronto fra l’immagine e la parola, che mira ad una verifica del funzionamento dei linguaggi, quello visivo e quello verbale. I numerosi inviti a esposizioni internazionali come Documenta a Kassel, nel 1972, e a diverse edizioni della Biennale di Venezia, sancirono per Agnetti un riconoscimento che lo pose a fianco di artisti impegnati nella “decostruzione”dei linguaggi artistici, quali John Baldessari o Joseph Kosuth negli Stati Uniti, o come Daniel Buren o Victor Burgin, in Europa.
La morte all’età di cinquantacinque anni ha impedito ad Agnetti di maturare la sua poetica, che negli ultimi anni di vita stava tornando a pratiche manuali, mutuate però dal linguaggio fotografico.
GLI ANNI SESSANTA: LE RICERCHE SUL LINGUAGGIO
L’inizio della fase principale della ricerca di Agnetti è databile dal 1967, anno del suo ritorno in Italia dopo un periodo negli Stati Uniti e in Argentina. L’obiettivo dell’artista è quello di scandagliare le strutture del linguaggio iconico e verbale.
Le sue prime opere si intitolano “Permutabili”. Sono pannelli in legno provvisti di cursori, che col loro scorrere mutano il senso delle parole inscritte sulle superfici.
A queste opere segue il ciclo intitolato “Oltre il linguaggio”, fotografie su tela emulsionata dove i caratteri tipografici delle parole trascritte assumono quasi un sapore pittorico. Discendono dalla “Macchina drogata” del 1968, uno dei primi capisaldi nella ricerca dell’artista.
Una vera macchina calcolatrice viene esposta, con la possibilità di essere usata dal pubblico, ma invece di calcoli numerici essa stamperà sul rotolo di carta solo lettere dell’alfabeto. Ingrandite ed emulsionate su tela, molte di queste “frasi” divengono appunto opere “oltre il linguaggio”…
Dal 1969 al 1971 Agnetti produce lavori su plexiglas (“Apocalisse”, “Entropia”) e la celebre serie dei “Libri dimenticati a memoria” che nella figura del paradosso (scritte sovrapposte, libri “svuotati” delle pagine) parlano del nostro rapporto con le parole e le cose che queste designano.
I quattro affreschi strappati di “XIV-XX secolo”, 1970, con le insegne degli Evangelisti, documentano l’interesse di Agnetti per il recupero delle icone del passato, evidente anche nel dittico “1870-1974. Pittore dell’Ottocento”, del 1974, anch’esso esposto.
I PRIMI ANNI SETTANTA: DALLE “AZIONI VOCALI” ALL’”AMLETO POLITICO”
L’opera più nota di Agnetti è rappresentata dai due cicli tematici degli “Assiomi” e dei cosiddetti “Feltri”.
I primi si presentano come quadrati o più raramente cerchi in bachelite, quindi come monocromi neri che nel materiale richiamano le lavagne, solcati da segni geometrici e da scritte bianchi. Le scritte sono riferite a concetti astratti quali il tempo e lo spazio e si pongono appunto come assiomi, come asserzioni enigmatiche.
I “Feltri” sono frasi stampate su superfici di feltro colorato. Specie di ritratti realizzati con le parole, hanno un sapore più esistenziale e autobiografico, anche se mantengono l’ermetismo degli “Assiomi”.
Nelle opere degli anni seguenti Agnetti comincia a utilizzare la propria immagine: il polittico fotografico “Gli eventi precipitano”, le due “Autotelefonate”, autoritratti fotografici su pannelli, e “In allegato vi trasmetto”, installazione del 1973, in cui tre fotografie e un registratore documentano un’azione vocale compiuta dall’artista
Il 1973 è anche l’anno dell’opera “Arcaico, Classico, Numerato”, e dei “Telegrammi”, opera postale che veicola in poche frasi le meditazioni dell’artista sul linguaggio e il suo intervento poetico sul tempo.
Ma di quell’anno è soprattutto il “Progetto per un Amleto politico”, una delle opere più importanti di Vincenzo Agnetti.
L’Amleto è una vera e propria installazione nello spazio: da un podio al centro di una sala, si sente la voce registrata dell’artista, mentre alle pareti si trovano un centinaio di riproduzioni fotografiche di bandiere. La voce però non emette parole, bensì ripete continuamente la serie numerica da uno a dieci, mutando però sempre di intonazione. Secondo Agnetti, il linguaggio verbale è troppo ambiguo, troppo sviante per comunicare il nucleo di verità che solo l’intensità emotiva racchiude.
L’opera, insieme a “In allegato vi trasmetto…”, introduce il tema della numerazione intesa come linguaggio universale, nel quale, tra utopia e paradosso, si possono tradurre tutte le parole di tutte le lingue del mondo
Lo stesso tema torna nei pannelli fotografici di “Frammento di Tavola di Dario”, del 1973, “Architettura tradotta per tutti i popoli” del 1974.
I SECONDI ANNI SETTANTA
La mostra presenta inoltre importanti opere degli anni seguenti, note alla critica ma raramente esposte, come è il caso di “Elisabetta d’Inghilterra”, polittico fotografico fino ad oggi conservato presso una collezione americana, e di altre che invece si sono imposte all’attenzione del mondo dell’arte, come le fotografie del “Progetto Panteistico” e le bacheliti dei “Sei Villaggi Differenti” (1974).
Al 1980 risale l’installazione “Surplace”, presentata alla Biennale di Venezia di quell’anno. Si tratta di un lavoro scultoreo originato da una ricerca fotografica. L’opera compiuta prevede l’esposizione di quattro sculture nello spazio, attorniate dalle quattro relative fotografie che fanno da didascalia ad un lavoro giocato sul concetto di energia dinamica, legata alla vita quotidiana, che destruttura il linguaggio tradizionale della scultura.
L’ultimo ciclo di opere, “foto-graffie”, consiste in disegni figurativi, tracciati interamente a mano con la pratica dell’incisione a punta metallica su carta fotografica, come in una sorta di riappropriazione della manualità e dell’unicità del gesto nel cuore stesso degli strumenti della riproduzione e moltiplicazione. Alcune foto-graffie di piccole dimensioni preludono in mostra alle grandissime superfici de “Le quattro stagioni” (1980) provenienti dalle Civiche Raccolte d’Arte di Milano; erano state esposte nello stesso anno al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano pochi mesi prima della morte dell’artista.
Dopo una brevissima stagione pittorica di segno informale, nel 1960 Agnetti dà avvio ad un’intensa attività di scrittore e teorico militante nell’arte contemporanea, a sostegno di artisti come Piero Manzoni ed Enrico Castellani, e di gruppi come Azimuth, attivi nella Milano dei primi anni sessanta.
In seguito, alla fine del decennio, Agnetti prosegue la propria riflessione teorica sull’arte, la sua funzione e i suoi linguaggi, spostando però l’attenzione sulla produzione artistica vera e propria.
Le opere di Agnetti sono proposizioni di ordine mentale. Si tratta spesso di un’auto-analisi giocata sul confronto fra l’immagine e la parola, che mira ad una verifica del funzionamento dei linguaggi, quello visivo e quello verbale. I numerosi inviti a esposizioni internazionali come Documenta a Kassel, nel 1972, e a diverse edizioni della Biennale di Venezia, sancirono per Agnetti un riconoscimento che lo pose a fianco di artisti impegnati nella “decostruzione”dei linguaggi artistici, quali John Baldessari o Joseph Kosuth negli Stati Uniti, o come Daniel Buren o Victor Burgin, in Europa.
La morte all’età di cinquantacinque anni ha impedito ad Agnetti di maturare la sua poetica, che negli ultimi anni di vita stava tornando a pratiche manuali, mutuate però dal linguaggio fotografico.
GLI ANNI SESSANTA: LE RICERCHE SUL LINGUAGGIO
L’inizio della fase principale della ricerca di Agnetti è databile dal 1967, anno del suo ritorno in Italia dopo un periodo negli Stati Uniti e in Argentina. L’obiettivo dell’artista è quello di scandagliare le strutture del linguaggio iconico e verbale.
Le sue prime opere si intitolano “Permutabili”. Sono pannelli in legno provvisti di cursori, che col loro scorrere mutano il senso delle parole inscritte sulle superfici.
A queste opere segue il ciclo intitolato “Oltre il linguaggio”, fotografie su tela emulsionata dove i caratteri tipografici delle parole trascritte assumono quasi un sapore pittorico. Discendono dalla “Macchina drogata” del 1968, uno dei primi capisaldi nella ricerca dell’artista.
Una vera macchina calcolatrice viene esposta, con la possibilità di essere usata dal pubblico, ma invece di calcoli numerici essa stamperà sul rotolo di carta solo lettere dell’alfabeto. Ingrandite ed emulsionate su tela, molte di queste “frasi” divengono appunto opere “oltre il linguaggio”…
Dal 1969 al 1971 Agnetti produce lavori su plexiglas (“Apocalisse”, “Entropia”) e la celebre serie dei “Libri dimenticati a memoria” che nella figura del paradosso (scritte sovrapposte, libri “svuotati” delle pagine) parlano del nostro rapporto con le parole e le cose che queste designano.
I quattro affreschi strappati di “XIV-XX secolo”, 1970, con le insegne degli Evangelisti, documentano l’interesse di Agnetti per il recupero delle icone del passato, evidente anche nel dittico “1870-1974. Pittore dell’Ottocento”, del 1974, anch’esso esposto.
I PRIMI ANNI SETTANTA: DALLE “AZIONI VOCALI” ALL’”AMLETO POLITICO”
L’opera più nota di Agnetti è rappresentata dai due cicli tematici degli “Assiomi” e dei cosiddetti “Feltri”.
I primi si presentano come quadrati o più raramente cerchi in bachelite, quindi come monocromi neri che nel materiale richiamano le lavagne, solcati da segni geometrici e da scritte bianchi. Le scritte sono riferite a concetti astratti quali il tempo e lo spazio e si pongono appunto come assiomi, come asserzioni enigmatiche.
I “Feltri” sono frasi stampate su superfici di feltro colorato. Specie di ritratti realizzati con le parole, hanno un sapore più esistenziale e autobiografico, anche se mantengono l’ermetismo degli “Assiomi”.
Nelle opere degli anni seguenti Agnetti comincia a utilizzare la propria immagine: il polittico fotografico “Gli eventi precipitano”, le due “Autotelefonate”, autoritratti fotografici su pannelli, e “In allegato vi trasmetto”, installazione del 1973, in cui tre fotografie e un registratore documentano un’azione vocale compiuta dall’artista
Il 1973 è anche l’anno dell’opera “Arcaico, Classico, Numerato”, e dei “Telegrammi”, opera postale che veicola in poche frasi le meditazioni dell’artista sul linguaggio e il suo intervento poetico sul tempo.
Ma di quell’anno è soprattutto il “Progetto per un Amleto politico”, una delle opere più importanti di Vincenzo Agnetti.
L’Amleto è una vera e propria installazione nello spazio: da un podio al centro di una sala, si sente la voce registrata dell’artista, mentre alle pareti si trovano un centinaio di riproduzioni fotografiche di bandiere. La voce però non emette parole, bensì ripete continuamente la serie numerica da uno a dieci, mutando però sempre di intonazione. Secondo Agnetti, il linguaggio verbale è troppo ambiguo, troppo sviante per comunicare il nucleo di verità che solo l’intensità emotiva racchiude.
L’opera, insieme a “In allegato vi trasmetto…”, introduce il tema della numerazione intesa come linguaggio universale, nel quale, tra utopia e paradosso, si possono tradurre tutte le parole di tutte le lingue del mondo
Lo stesso tema torna nei pannelli fotografici di “Frammento di Tavola di Dario”, del 1973, “Architettura tradotta per tutti i popoli” del 1974.
I SECONDI ANNI SETTANTA
La mostra presenta inoltre importanti opere degli anni seguenti, note alla critica ma raramente esposte, come è il caso di “Elisabetta d’Inghilterra”, polittico fotografico fino ad oggi conservato presso una collezione americana, e di altre che invece si sono imposte all’attenzione del mondo dell’arte, come le fotografie del “Progetto Panteistico” e le bacheliti dei “Sei Villaggi Differenti” (1974).
Al 1980 risale l’installazione “Surplace”, presentata alla Biennale di Venezia di quell’anno. Si tratta di un lavoro scultoreo originato da una ricerca fotografica. L’opera compiuta prevede l’esposizione di quattro sculture nello spazio, attorniate dalle quattro relative fotografie che fanno da didascalia ad un lavoro giocato sul concetto di energia dinamica, legata alla vita quotidiana, che destruttura il linguaggio tradizionale della scultura.
L’ultimo ciclo di opere, “foto-graffie”, consiste in disegni figurativi, tracciati interamente a mano con la pratica dell’incisione a punta metallica su carta fotografica, come in una sorta di riappropriazione della manualità e dell’unicità del gesto nel cuore stesso degli strumenti della riproduzione e moltiplicazione. Alcune foto-graffie di piccole dimensioni preludono in mostra alle grandissime superfici de “Le quattro stagioni” (1980) provenienti dalle Civiche Raccolte d’Arte di Milano; erano state esposte nello stesso anno al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano pochi mesi prima della morte dell’artista.
domenica 27 novembre 2011
La Tradizione dei Presepi di Cracovia
Ogni anno, il Museo Storico della Città di Cracovia in occasione delle festività natalizie, presenta nei musei degli altri Paesi i Presepi delle sue collezioni; questi, sintesi di stili architettonici che vanno dal gotico al barocco al rococò, riproducono le cupole e le torri dei più famosi monumenti di Cracovia.
Il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, nell’ anno della Beatificazione del Santo Padre Giovanni Paolo II, ospita Cracovia con una mostra che sarà inaugurata nella scenografica Sala delle Colonne il 1 dicembre e che resterà aperta fino al 29 gennaio 2012. L’esposizione includerà nel suo percorso la Sala dedicata al Ciclo della Vita, nella quale oltre ai due scenografici presepi napoletani del ‘700, saranno esposti anche alcuni presepi di varie regioni italiane appartenenti alle collezioni museali conservati nei depositi.
Le peculiarità dei Presepi polacchi in mostra saranno esaltate dall’allestimento, per il quale saranno utilizzati cassoni nuziali finemente intagliati in gran parte di origine sarda- fine ottocento/inizi novecento della collezione originaria del Museo; e per la prima volta verrà esposto un Presepe polacco anch’esso appartenente alle collezioni del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari restaurato nel 2007 in occasione del salone del restauro di Ferrara dello stesso anno.
La manifestazione ha avuto il patrocinio della Fondazione “Giovanni Paolo II per la Gioventù”.
L’inaugurazione si terrà il 1 dicembre 2011 alle ore 17,00.
Il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, nell’ anno della Beatificazione del Santo Padre Giovanni Paolo II, ospita Cracovia con una mostra che sarà inaugurata nella scenografica Sala delle Colonne il 1 dicembre e che resterà aperta fino al 29 gennaio 2012. L’esposizione includerà nel suo percorso la Sala dedicata al Ciclo della Vita, nella quale oltre ai due scenografici presepi napoletani del ‘700, saranno esposti anche alcuni presepi di varie regioni italiane appartenenti alle collezioni museali conservati nei depositi.
Le peculiarità dei Presepi polacchi in mostra saranno esaltate dall’allestimento, per il quale saranno utilizzati cassoni nuziali finemente intagliati in gran parte di origine sarda- fine ottocento/inizi novecento della collezione originaria del Museo; e per la prima volta verrà esposto un Presepe polacco anch’esso appartenente alle collezioni del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari restaurato nel 2007 in occasione del salone del restauro di Ferrara dello stesso anno.
La manifestazione ha avuto il patrocinio della Fondazione “Giovanni Paolo II per la Gioventù”.
L’inaugurazione si terrà il 1 dicembre 2011 alle ore 17,00.
Redattore: MARIA TIZIANA NATALE
Informazioni Evento:
Data Inizio:01 dicembre 2011
Data Fine: 29 gennaio 2012
Luogo: Roma, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari
Orario: 9.00 - 20.00
Telefono: 06 5926148
Fax: 06 5911848
E-mail: mailto:%20luigia.riccirozzi@beniculturali.it
Sito Web: http://www.%20idea.mat.beniculturali.it/
Iscriviti a:
Post (Atom)